giovedì 31 luglio 2008

Alimuri, il posto delle barche

La falesia di tufo del piano di Sorrento si congiunge ai rilievi calcarei dei monti Lattari in due punti della costa. Uno è Marina Grande, a Sorrento, l'altro la Marina di Alimuri, in quella che adesso è Meta.
Nonostante fantasiose e fuorvianti etimologie, basate su immaginarie vittorie sui pirati barbareschi, il nome sembra derivare da vocaboli greci, come molti toponimi della Magna Graecia, che indicavano un posto privo di porto, o lo scorrere di una cascata. In entrambi i casi il nome evidenziava l'interesse di naviganti.
La presenza di un arenile vero e proprio, lungo qualche centinaio di metri, e di sorgenti d'acqua, rendeva possibile tirare in secca le navi, e stabilirvi cantieri. Fino alla fine del XIX secolo i cantieri di Alimuri furono famosi, e la marineria metese una delle più ricche d'italia. Oggi la decadenza della marineria è arrivata allo stadio finale, al posto dei cantieri sorge un albergo, che testimonia il passaggio ad un'economia turistica, e un progetto sconsiderato e velleitario ha sepolto il porto ed eroso la spiaggia, minacciando anche quello che era un borgo marinaro. Restano le barche in legno, alate sulla spiaggia "di Meta", sotto la rupe che diede il nome al paese, e le grotte nel tufo, che ospitano i "monazzeni" dove ricoverare le barche e il cantiere di Michele Cafiero.

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