venerdì 26 febbraio 2010

La falchetta

Il fascino delle vecchie barche in legno si nasconde soprattutto nella cura dei particolari. Di solito sono piccoli dettagli che conferiscono la raffinatezza estetica tipica della marineria di una volta.
Ma chi va per mare sa cogliere in ciascuno di questi dettagli l'utilità di accessori che rendono la vita e il lavoro più facili, e la barca più sicura.
La falchetta, sulla versione del gozzo sorrentino costruita alla Marina di Alimuri, è una semplice cornice di legno, sufficientemente robusta da resistere ai maltrattamenti del lavoro in mare, ma senza funzione strutturale, che corre intorno al pozzetto, dove venivano depositati reti, carichi e, "a Dio piacendo", i pesci pescati. La sua funzione è quella di impedire all'acqua di mare, proveniente da spruzzi sfuggiti alla frisa o da reti o cime salpate a bordo, di scorrere nello scafo, bagnando il carico, riempiendo la sentina e appesantendo la barca. La forma tipica della coperta, ben calafatata, e il movimento stesso del rollio, fa scorrere l'acqua lungo la falchetta, verso i bordi della frisa, dove in corrispondenza dei braccioli (che potrebbero intrappolare ristagni d'acqua) sono stati praticati i fori degli ombrinali.
Ormai il lavoro di Mast'Antonio e Michele Cafiero si concentra sui particolari del loro gozzo a vela latina. Il "Santa Maria del Lauro", stuccato e verniciato, è una barca a tutti gli effetti. Ma non è ancora pronta a prendere il mare, e Mast'Antonio, che era abituato a finire un gozzo in poco più di sei mesi, e ora deve limitarsi al tempo libero di Michele, scalpita. Il mare è lì, a due passi.

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