giovedì 15 aprile 2010

La scassa dell'albero

E' facile immaginare come una vela muova una barca: la forza del vento soffia sulla vela, legata all'albero che è collegato alla barca, e la spinge avanti. Ma trasmettere l'energia del vento allo scafo della barca, e in una maniera efficiente, è un problema da affrontare seriamente, se non si vuole che l'albero con la vela voli via, e la barca resti ferma.
L'albero non può essere quindi solo un palo, ma un sistema complesso che deve resistere alle sollecitazioni assorbendo traumi che potrebbero danneggiare lo scafo. Il primo elemento di questo sistema che Michele Cafiero monta sul gozzo "S. Maria del Lauro" è la scassa dell'albero.
E' una base in legno, saldamente fissata allo scafo, con un foro in cui verrà infilato il piede dell'albero, che passerà attraverso un altro foro della "mastra", una tavola all'altezza della coperta. Dalla posizione della scassa, e quindi dell'albero, dipenderà la maneggevolezza della barca, l'assetto che assumerà nelle varie andature e lo stesso centro di manovra.
La vela latina era usata raramente dai pescatori di Alimuri: i venti del Golfo di Napoli sono incostanti e capricciosi, ma per chi sapeva sfruttarli erano un aiuto notevole al duro lavoro ai remi. Per non togliere spazio, l'albero era spostato verso la prua della barca, anche se questo rendeva la barca piuttosto sbilanciata e difficile da tenere in rotta sotto vela. In una concessione all'evoluzione, l'albero della vela latina del gozzo di Mast'Antonio e Michele Cafiero sarà un po' più al centro della barca rispetto al modello originale del 1919.

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