martedì 5 maggio 2009

"Noi veniamo da Malta..."

Quando ero bambino, i racconti di famiglia sembravano appartenere ad un'altra era. Non ascoltavo molto, ero più interessato al lavoro di mio padre e a dare martellate.
Cresciuto, e diventato carpentiere, da quelle storie di famiglia sentite in sottofondo come chiacchiere di vecchi, ho ricordato qualche frase che ha preso senso.
I Cafiero erano mercanti di seta, e vivevano a Malta. Ma avevano ancora case a Meta.
Dopo la caduta di Napoleone, scelsero di lasciare l'isola, e tornare alle origini.
Probabilmente, Malta sotto dogana britannica non era più una sede conveniente.
Anni dopo, avevano abbandonato il commercio della seta ed erano diventati carpentieri e maestri d'ascia, come mio padre e me: verso la metà del XIX secolo, i gelsi di Sorrento furono tutti sostituiti dagli agrumeti, e questo causò la fine della produzione di seta, o forse, al contrario, gli agrumi erano diventati più redditizi. Ricostruendo una barca dell'epoca (con l'ossatura in gelso), i ricordi di bambino diventano ricordi di famiglia, e aiutano a ricostruire la storia familiare.
La prua del gozzo in legno che stiamo costruendo, il "S. Maria del Lauro", sul modello del gozzo del nonno di mio padre, sarà dedicata alla Madonna di cui portava il nome. Ma all'interno, il simbolo del costruttore sarà una croce di Malta.

I braccioli e la frisa

I banchi e i bagli, collegati allo scafo per "chiudere" il semiguscio alle forze esterne, vengono rinforzati con delle caratteristiche strutture di puntello. I "braccioli" servono ad aumentare la superficie di contatto tra i due pezzi, distribuendo il carico su una parte di legno maggiore, rendendo improbabili cedimenti improvvisi sotto sforzo.

Con i braccioli, la struttura portante dello scafo è pressoché completa, e si passa alle strutture della coperta, che renderanno "abitabile" la barca. Un caratteristica dei gozzi di Alimuri, come di tutti i gozzi sorrentini, era la "frisa", una striscia di legno senza altra funzione strutturale che di alzare il bordo e sopportare il continuo logorio di reti e carichi che venivano salpati o filati in mare. Verso prua la frisa si innalza e si affila, diventa "falchetta", sostenuta da "scalmotti", per fungere da paraspruzzi, e termina bruscamente con la "schiocca", una robusta tavola trasversale destinata a sostenere il bompresso e ad assorbire gli urti delle onde contro la prua. La "schiocca", come le navi dei Greci e dei Fenici, era decorata con le immagini delle divinità tutelari: anche quella del gozzo "Santa Maria del Lauro" sarà così.