sabato 20 settembre 2008

Ossatura, ed ecco la barca!

Il giorno è arrivato: dopo infinite misurazioni, segni sulla chiglia, e modifiche infinitesimali agli incastri delle ordinate, le "costole" vengono fissate alla chiglia. La risposta alle critiche di chi "non riconosceva" il modo di lavorare di Mast'Antonio, che ha costruito prima le strutture portanti della barca, poi i singoli pezzi e infine la chiglia, è davanti agli occhi dei curiosi che sbirciano nella penombra della grotta di tufo: in poche decine di minuti, bizzarre forme di legno vengono unite a formare la "lisca" della barca, ancora barcollante e sbilenca, con le ordinate fissate solo dai lunghi chiodi zincati, i grezzi "bialà" a tenerle insieme, ma indiscutibilmente barca. Michele, Mast'Antonio e il giovane Antonio, apprendista vessato e volenteroso, forano col trapano la chiglia, posano le ordinate, le inchiodano alla chiglia, facendo attenzione a non forare il canale dell'ombrinale che scorre da prua a poppa, e ribattono i chiodi facendone penetrare la testa nel legno.
Ora tutto è cambiato, e quello che era un pigro lavoro per ritagli di tempo acquista la sacralità di un'attesa che culminerà nel varo e la benedizione del nome. Non a caso il primo gesto, dopo la posa delle ordinate a prua e a poppa, è stato inchiodare una croce alla parte più alta della prua della barca, come facevano i vecchi, più devoti, ma soprattutto più sensibili alle influenze ultraterrene. I pezzi sparsi che ingombravano gli angoli del cantiere si sono uniti, e sono diventati l'attrazione della grotta. Gli occhi dei ragazzini che la vedono sono sognanti. Quelli del cinico Mast'Antonio sono umidi.

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