venerdì 18 settembre 2009

La "chiudente"

L'ultima tavola del fasciame, quella che chiude lo scafo, è particolare. La sua posizione varia da cantiere a cantiere, ed esistono diverse scuole.
Nel cantiere Cafiero, sul gozzo "Santa Maria del Lauro", è la terza tavola dalla chiglia.
E' più stretta delle altre: infatti, mentre i bordi di ciascuna parte del fasciame sono tagliati per essere perpendicolari alle ordinate nel punto in cui vengono poste, secondo le regole della "righella dei cardamoni", i bordi della "chiudente", e delle due tavole attigue, sono tagliati in modo da darle una sezione a cuneo.
In questo modo, viene inserita tra le altre tavole senza forzature, ma al tempo stesso agendo da zeppa durante le torsioni e le flessioni dello scafo.
Anche questa tavola viene bagnata e scaldata al fuoco, poi inchiodata alle ordinate. E quando gli ultimi colpi di martello di Michele la assestano in posizione, il fasciame sulle ordinate è diventato uno scafo completo...

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domenica 13 settembre 2009

Acqua, legno e fuoco

Scendendo sulle fiancate, la curva del profilo dello scafo di un gozzo a vela latina supera le possibilità di curvatura naturale di una tavola di legno. Forzarla in posizione può causare rotture, o, peggio, cedimenti improvvisi una volta sotto sforzo.

Allora si ricorre ad un metodo arcaico, sempre uguale da migliaia di anni, probabilmente da quando Achei e Fenici costruivano le prime navi in legno.

Antonio, il giovane apprendista, già esperto, strofina con costanza e attenzione la tavola con uno straccio imbevuto d'acqua, mentre Michele Cafiero accende un fuoco con degli avanzi di legno in un secchio di ferro.
Il legno della tavola, poco alla volta, viene imbevuto di acqua, e diventa più elastico. Ma non basta ancora. Con estrema attenzione, Michele infila e rigira la tavola tra le fiamme. L'acqua penetra nelle fibre del legno, si riscalda e riscalda le fibre già ammorbidite. Se la tavola sembra asciugarsi, Michele la ritira dal fuoco e Antonio continua a bagnarla, in un gioco di equilibrio tra fuoco e acqua. Quando il legno sembra trasudare vapore, Michele si affretta verso Mast'Antonio che aspetta presso lo scafo del gozzo: con pochi gesti, veloci ma mai frenetici, fissano la prima tavola, il "torello", ancora fumante sulle ordinate, e la forzano contro la chiglia con "zeppe" e stringenti. La forano, la inchiodano, e quando la tavola si sarà asciugata, le fibre del legno resteranno deformate nella posizione imposta a caldo, ma senza forzature. Dopo, i carpentieri e l'apprendista si preparano a ripetere l'operazione con la seconda tavola.

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venerdì 11 settembre 2009

Via i puntelli

Da quando la chiglia è stata assemblata con la ruota di prua e il dritto di poppa, la barca è stata costruita su di essa. E da quando le ordinate sono state fissate alla chiglia, lo scheletro del gozzo "Santa Maria del Lauro" è stato fermamente bloccato con puntelli che lo bloccavano in posizione adatta alla lavorazione.
Adesso è arrivato il momento della posa del fasciame, e dopo le prime tavole, occorre adagiare quello che sarà lo scafo su un lato, per montare le tavole più vicine alla chiglia.

Nei semplici gesti misurati di Michele, che sposta la croce dalla prua per potela liberare, c'è la consapevolezza che questa è la fine del principio: adesso non si lavora più su una struttura di legno fissata al cantiere, si tratta di completare una barca.

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