mercoledì 11 febbraio 2009

I bagli e i "vanchi"

L'ossatura è il guscio che dà allo scafo la forma che, spostando una quantità d'acqua più pesante del suo stesso peso, consentirà alla barca di galleggiare.
Ma in realtà è un semiguscio, visto che la metà superiore resta ovviamente aperta, non essendo necessaria al galleggiamento.
Questo però è vero fino ad un certo punto: se una barca è destinata a rimanere in mare a lungo, non si può ragionevolmente sperare di incontrare solo mare calmo, e onde che non superino il bordo della barca.
Ne consegue che una barca che speri di resistere al cattivo tempo viene dotata di un ponte, ossia una copertura stagna che protegga l'interno dello scafo. Il gozzo a vela latina "Santa Maria del Lauro", come tutti i gozzi della Marina di Alimuri, era una barca da pesca: non era concepito per affrontare tempeste o allontanarsi dalla costa, ma essendo votato ad un'attività economica, di sussistenza, sarebbe stato molto più competitivo se in grado di reggere le tipiche onde corte e rotte del maestrale del Golfo di Napoli.
Una delle caratteristiche di questo lato del golfo, infatti, è che quando si alza il vento dominante, si alza sempre anche il mare. E allora i gozzi da pesca mostrano una prua alta e la poppa arrotondata per non affondare nel cavo delle onde, e un caratteristico, piccolo ponte di coperta a prua, esteso lungo i bordi per scaricare l'acqua imbarcata. Ma soprattutto, oltre ai bagli, "archi" di sostegno per la coperta, avevano tre robusti "vanchi", ossia dei puntelli trasversali che collegavano le due fiancate, impedendo qualsiasi deformazione verso l'interno e scaricando l'urto costante con le onde di maestrale sul bordo opposto. Mast'Antonio Cafiero e suo figlio Michele hanno tagliato i "vanchi" e i bagli nel solido legno di olmo, e li incastrano con precisione impressionante tra il "dormiente" e la "cinta". Il loro gozzo in legno del XXI secolo fa un altro passo verso il mare.